Una normale giornata di lavoro. Squilla il telefono. Rispondo. Dall’altra parte della linea una cara amica: “ciao Andrea, averi bisogno del tuo aiuto, il mio capo sembra non ascoltare avrei bisogno che tu gli facessi un percorso di coaching”. La telefonata continua con un’attenta descrizione di come alcuni progetti importanti siano bloccati sul tavolo della direzione e di come una strutturale lentezza sembra stia prendendo il sopravvento all’interno di un’azienda un tempo agile e dinamica. “Dai fammi sapere cosa puoi fare”. Fine
Parto da questo aneddoto reale per introdurre il tema della “Domanda di Coaching”
La relazione di Coaching parte sempre da una richiesta, una domanda specifica che abbia insito una voglia di miglioramento e sviluppo: “vorrei aumentare il mio fatturato del 10% con il cliente X” (business), “vorrei migliorare le mie relazioni personali” (life), “vorrei migliorare la mia performance durante la prossima gara di nuoto” (sport)… sono tutte domande che portano con sé un desiderio di cambiamento, miglioramento, sviluppo.
La richiesta è la concretizzazione e l’esternalizzazione di un processo interno che dovrebbe partire in prima battuta dall’ascolto dei propri bisogni.
Torniamo alla telefonata.
L’apparente domanda di coaching, “puoi fare qualcosa per il mio capo…”mi fece riflettere parecchio.
Più volte ho accennato di come la spinta che ci porta all’azione derivi dalla percezione di un nostro bisogno, da una nostra esigenza di cambiamento. Una domanda di coaching così posta sembrava celare una richiesta differente. Qualche giorno dopo incontrai la mia amica ad un caffè. Fu allora che emerse il vero bisogno: “Andrea mi aiuti a migliorare la comunicazione con il mio capo affinché io possa migliore la velocità con cui vengono prese le decisioni importanti”.
Il punto di vista era decisamente differente! Spesso siamo portati a parlare degli altri, ma forse non poniamo la giusta attenzione su di noi: “cosa posso fare io affinché…”, “quali sono i motivi che mi fanno credere che il mio capo non mi ascolti…”, “come posso migliorare la mia comunicazione nei suoi confronti al fine di ottenere un più elevato livello di ingaggio…”, “il modo con cui evidenzio le urgenze è corretto o può essere migliorato...” e via di seguito!
Molti problemi alla base di conflitti relazionali nascono da mancanza/errori di comunicazione e sono dovuti ad una scarsa attitudine all’ascolto.
Spostare la responsabilità della qualità delle relazioni sugli altri è sintomo di scarsa consapevolezza, scarsa autonomia e de-responsabilizzazione, tutti fattori che sono alla base di performance scadenti.
Provate ad ascoltarvi mentre parlate? State parlando in terza persona o utilizzate la prima persona singolare? Le vostre espressioni riguardano i vostri stati d’animo o sono accusatorie (“io non mi sento ascoltato da te” è molto diverso da “tu non mi ascolti”).
Riportare l’attenzione su di sé, ascoltare ed imparare a riconoscere le proprie emozioni (paura, rabbia, tristezza, disgusto, gioia, sorpresa) è il primo passo verso la consapevolezza emotiva e la realizzazione dei propri sogni.
Biologicamente tutto quello che noi percepiamo del mondo che ci circonda (suoni, odori, colori…) è sempre il frutto di un’elaborazione di segnali, che giungono al nostro cervello e che sono interpretati in base al nostro vissuto. In altre parole la “nostra” realtà è sempre e comunque una percezione relativa del nostro modo di essere. A livello neurale ciò che siamo dipende da dove siamo stati, il nostro cervello è una incessante “mutaforma” che riscrive costantemente la propria rete di neuroni interconnessi nel sistema nervoso.
Capire questo ci porta a due considerazioni fondamentali
1- I conflitti relazionali che viviamo dipendono dall’interpretazione della realtà fatta da noi sulla base delle nostre aspettative (proviamo a cambiare il nostro punto di vista!)
2- Possiamo allenare il nostro cervello ad un approccio più ottimistico alla vita.
Giunto a questo punto prova a chiederti: “se avessi la possibilità di parlare con un coach professionista, quale sarebbe la MIA domanda di coaching?”
Dopo questo piccolo esercizio se ti va chiamami, possiamo provare a percorrere un pezzo di strada assieme, verso la realizzazione dei tuoi obiettivi.